Franchino Teti-La Battaglia di Pizzoferrato

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Sessantacinque anni dalla battaglia di Pizzoferrato

 

2 e 3 febbraio 1944 – 2 e 3 febbraio 2009

 

Antonio Piccoli

 

Come abbiamo fatto per il rastrellamento dei tedeschi a Torricella del 19 ottobre del 43 e per l’Eccidio di Sant’Agata del 21 gennaio del 44, facciamo prima una breve panoramica sul momento storico poi arriviamo all’episodio bellico.

 

Alcune date :

 

8 settembre 1943 – Firma dell’armistizio. L’esercito italiano comandato da Badoglio annunciava la fine delle ostilità contro gli alleati.

 

11 settembre – Il territorio italiano è dichiarato dai tedeschi territorio di guerra e sottoposto alle leggi militari. Gli ex alleati tedeschi danno inizio all’occupazione dell’Italia e formano delle linee di difesa per ritardare l’avanzata degli alleati che intendevano risalire l’Italia alla conquista di Roma. La più famosa di queste linee di difesa era la linea Gustav che andava dalla foce del fiume Sangro alla foce del Garigliano, dall’Adriatico al Tirreno, nel punto più stretto e più montagnoso della penisola. Qui il federmaresciallo Kesserling ordinava di resistere tutto l’inverno. Questa linea di difesa doveva essere costruita improrogabilmente per il 15 di ottobre.

Il territorio abruzzese ed in particolare la fascia che comprende anche Torricella è quindi sul fronte di guerra.

 

Fine settembre 1943 – Arrivano i primi tedeschi a Torricella. Mettono un distaccamento per l’operatività dell’area. Intanto iniziano a derubare i negozi ed a rastrellare animali.

 

19 ottobre 1943 – A Torricella arrivano tre camion di tedeschi per rastrellare uomini che servono per scavare trincee a Roccaraso e Pescocostanzo per costruire la linea Gustav.

In quel frangente Ettore Troilo riesce a sfuggire al rastrellamento e si ha la prima vittima della guerra, Donato Porreca, che mentre cercava di mettersi in salvo viene falciato dai tedeschi, il primo di una lunga lista che conterà ben 103 vittime civili torricellani nel periodo ottobre 43- febbraio 44.

 

6 novembre – La guerra è nella valle del Sangro. L’avanzata degli alleati dell’VIII corpo d’armata costringe i tedeschi a ripiegare. Essi si rifugiano sulle alture a nord del fiume Sangro fra Fossacesia e Mozzagrogna e sul mare ad Ortona, non prima di aver disseminato la valle con migliaia di mine antiuomo e anticarro.

 

15 novembre – I tedeschi fanno sfollare tutta una fascia di paesi che si trovano a 10 km al di qua del fronte e 5 km innanzi alla linea principale di combattimento, nonché sulla costa.

Chi non si adegua corre il rischio di essere fucilato senza alcun riguardo.

 

28 novembre – Inizia una delle più sanguinose battaglie, la battaglia del basso Sangro che durerà sino ai primi di dicembre. Gli inglesi vogliono liberare subito Lanciano e Chieti. Tutta l’area fra la foce del Sangro e la confluenza dell’Aventino si trova sotto un terrificante bombardamento e cannoneggiamento degli alleati per avere la meglio sulle linee di difesa tedesche.

Ci furono tantissimi morti. Essi si conteranno a migliaia: 5000 soldati alleati, che ora riposano nel cimitero militare di Torino di Sangro, e 1000 tedeschi, che ora riposano nel cimitero militare di Cassino.

Una battaglia tanto cruenta quanto inefficace perché si riuscì a liberare Lanciano, Fossacesia, San Vito e Casoli ma, per esempio, non Ortona.

Quindi l’armata tedesca si organizzò in una nuova linea difensiva da Ortona a Castel Di Sangro. Nella nostra zona Casoli era in mano agli alleati ma a partire da Gessopalena in su  i paesi erano tutti in  mano ai tedeschi

 

3-4 dicembre – Il paese di Gessopalena fu distrutto dalle mine dei guastatori tedeschi per fare terra bruciata davanti all’avanzata degli alleati, così come Civitella Messer Raimondo e Lama dei Peligni.

 

5 dicembre – Appena saputo che Casoli era stata occupata, Ettore Troilo dalle campagne di Torricella insieme ad una quindicina di uomini raggiunse il comando alleato di stanza al castello Masciantonio di Casoli mettendo a disposizione un gruppo di partigiani locali con l’intento di ripristinare la strada che da Gessopalena porta a Torricella e così facilitare e affrettare la liberazione di Torricella ed arrivare prima che il paese fosse distrutto.

Quel giorno nacque la Brigata Maiella. Con un lapis ed un foglio di carta si annotarono i nomi delle quindici persone presenti.  Non fu semplice però avere credibilità dal comando alleato (a Casoli in quel momento c’erano i neozelandesi) e l’idea di Troilo di andare a liberare Torricella fu prima approvata e poi all’ultimo momento annullata.

Il 5 dicembre avvenne lo sfollamento completo di Torricella. I tedeschi si piazzarono nel paese che divenne per tutto dicembre e gennaio il loro caposaldo più avanzato a “fronte” con gli alleati appostati a Gessopalena.

 

Ultima settimana di dicembre – La battaglia di Ortona.

Fu tanto cruenta che venne chiamata la piccola Stalingrado. Ci furono circa 3000 morti fra canadesi, tedeschi e civili. Non c’è stata una battaglia così terribile e non ce ne sarà un’altra simile in tutta la campagna d’Italia.

Nonostante tanti morti gli alleati avanzarono di poco e la conquista di Pescara che doveva avvenire entro Natale si arrestò di nuovo. Anzi dopo quella battaglia gli inglesi hanno l’ordine di temporeggiare e di tenere impegnate le truppe tedesche in modo da non farle spostare in Normandia. I tedeschi invece erano impegnati a ritardare l’avanzata degli alleati. Per questo motivo il mese di gennaio si prospettava difficilissimo per la popolazione civile.

 

Intanto Troilo cercava di fare accettare al comando inglese la collaborazione dei suoi partigiani per liberare i paesi del Sangro-Aventino dai tedeschi. Ma riuscì ad ottenere solo incarichi di amministrazione dei civili e di gendarmeria. L’empasse viene superato a fine dicembre quando a Casoli arrivarono nuovi comandanti, fra cui il maggiore inglese Lionel Wigram, un avvocato londinese che nutriva ammirazione per l’Italia e fiducia nei confronti degli italiani.

Wigram accompagna Troilo al comando alleato dove viene strappato l’agognato “sì” a combattere assieme a loro.

Nasce così il Corpo Volontari della Maiella.

La voce gira per i vari paesi ed a Casoli, già stracolma di sfollati provenienti da tutti i paesi vicini,  cominciano ad arrivare gruppi di volontari. A fine dicembre già un centinaio di partigiani erano stati inquadrati in plotoni di 25 ciascuno.

Nel mese di gennaio ci furono tante battaglie. Il battesimo del fuoco si ebbe il 12 gennaio a Lama dei Peligni in contrada Selva. Poi ancora il 17 sempre a Lama in contrada Corpi Santi, sempre al comando del maggiore Wigram. Qui ci fu il primo caduto della Brigata, Mario Salvati di Colledimacine. Nel frattempo i tedeschi uccidevano e trucidavano per ritorsione o per semplice bestiale cattiveria i civili inermi come nell’eccidio di Sant’Agata e in quello di Riga Tre confini.

L’ansia dei partigiani aumentava per tutte queste morti dei civili come pure l’intenzione di progettare un’azione che liberasse tutta la zona del Sangro Aventino. Si pensò di accerchiare il nemico interrompendo la strada da Palena a Roccaraso e tagliare così l’unica via di ritirata dei tedeschi. Il 22 e 23 di gennaio iniziò la preparazione della battaglia di Pizzoferrato. Alcuni plotoni della Brigata Maiella e una trentina di inglesi al comando del Maggiore Wigram e di Ettore Troilo  iniziano la marcia di avvicinamento alla zona di  Montelapiano, Fallo e Quadri. Questo movimento di pattuglie fa pensare ai tedeschi che qualcosa sta succedendo e pensano che gli alleati vogliono interrompere la strada fra Torricella e Palena, ma non pensano a quella fra Palena e Roccaraso e quindi danno fuoco e lasciano i paesi di Torricella, Fallascoso, Montenero e si rifugiano a Colledimacine e Palena.

Queste strategie e contro strategie le possiamo raccontare adesso ma in quel momento nessuno sapeva niente dell’altro.

Al mattino del 1° di febbraio alcuni civili riferiscono al comando inglese di Gessopalena che i tedeschi hanno abbandonato Torricella.

Immediatamente il VII e l’VIII plotone della Brigata Maiella (quello comandato da Domenico Troilo) partono in azione combinata alla volta di Torricella stando allerta a non cadere in una imboscata. I tedeschi se ne erano andati davvero. Domenico Troilo al comando dell’VIII plotone racconta: Il paese era come se non esistesse più. Case svuotate dai saccheggi e sventrate. Neppure la farmacia era stata risparmiata. La parte vecchia del paese era completamente distrutta. Si era salvato il campanile della chiesa dove misi qualche volontario di guardia perché nella notte si temeva qualche sortita dei tedeschi.

 

2-3 febbraio 1944 – Pizzoferrato

Pizzoferrato sorge isolato su una roccia a 1250 mt di altezza e domina tutta la valle del Sangro sino al mare. Da lì i tedeschi avvistavano e segnalavano i movimenti delle truppe alleate. E’ un nodo strategico di primaria importanza. Nei giorni precedenti vari perlustramenti dei partigiani avevano indicato che il comando tedesco era dislocato in quattro punti di Pizzoferrato: Albergo Melocchi, Casa Melocchi, casa dell’arciprete, ma il grosso stava appostato sulla cima della roccia che domina il paese, a casa Casati. C’è una sola strada che arriva alla casa ed alla chiesetta di S. Maria del Girone, gli altri lati danno su un precipizio roccioso inaccessibile dal basso.

La strategia di Wigram era di arrivare a Pizzoferrato partendo da Fallo e conquistarla con un’azione improvvisa nella notte.

Il contingente a disposizione era composto da ottanta partigiani ed un plotone inglese di 25 uomini.

Già nei giorni precedenti il tempo era stato inclemente ma quella notte nevicava tantissimo, era di un buio pesto.

Si partì alle 7 di sera da Quadri per arrivare a Pizzoferrato alle 4 di mattina. Nove ore di marcia, in salita, in mezzo alla neve……..

 

La descrizione dettagliata della battaglia la rimando alla lettura di alcune pagine del libro “La Brigata Maiella” di Nicola Troilo che, quindicenne, ha vissuto quei momenti insieme al padre. Il volume è stato scritto nel 1966. Ci sono una quindicina di pagine, dalla 55 alla 72, in cui si descrive la preparazione della battaglia e la fase successiva.

Io l’ho trovata interessantissima e vi invito a leggerla.

 

Ettore Troilo definì la battaglia di Pizzoferrato: La più cruenta di tutte le altre, e in cui i patrioti hanno dato fulgida prova di eroismo e sacrificio, specie se si consideri che sempre esiguo è stato l’apporto dell’Esercito Alleato nelle operazioni militari e che i patrioti hanno partecipato alle operazioni stesse in situazioni di assoluta inferiorità, particolarmente per quanto si riferisce al loro equipaggiamento.

 

Il giorno dopo

Il giorno 4, un plotone della Maiella al comando di Nicola De Ritis ritornò a Pizzoferrato per contare i morti e dare ad amici e nemici sepoltura. Le perdite della Brigata Maiella così si riassumono: 13 caduti, 7 feriti, 13 prigionieri.

I caduti:
Mauro Piccoli di anni 22, contadino, di Torricella Peligna;
Nicola Di Renzo, di anni 24, contadino, di Pennadomo;
Giuseppe Fantini, di anni 18, contadino, di Torricella Peligna;
Mario Silvestri, di anni 22, contadino, di Pacentro;
Lorenzo D’Angelo, di anni 20, contadino, di Pennadomo;
Luigi Di Francesco, di anni 22, contadino, di Pennadomo;
Gaetano Di Gregorio, di anni 20, contadino, di Gessopalena;
Giosia Di Luzio, di anni 44, contadino, di Torricella Peligna;
Angelo Rossi, di anni 21, militare, di Colledimacine;
Alberto Pavia, di anni 21, cuoco, di Villa S. Maria;
Alfonso Piccone, di anni 21, sarto, di Torricella Peligna;
Domenico Madonna, di anni 22, studente, di Lama dei Peligni;
Nicola De Rosa, di 27 anni, impiegato, di Casoli.

 

Fra i 13 prigionieri, tre li conosco e sono di Torricella:  Franchino Teti, Carlo D’Ambrosio e Nicola Piccoli.

Nicola Piccoli era mio padre.

 

 

 

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