La strage di Riga/Tre Confini-11 gennaio 1944

Need English translation!! Original page http://www.torricellapeligna.com/WW2-Riga.htm

La strage di Riga/Tre Confini – 11 gennaio 1944

 

Antonio Piccoli e Guglielmo Coladonato

Era il gennaio del “44. Sia Torricella che Fallascoso erano in mano ai tedeschi. Quasi ogni giorno si sentiva una brutta notizia. Era uno stillicidio di amici o di parenti che venivano uccisi. La paura era tanta, mischiata al freddo, alla fame, alle malattie, al fatto che non potevi uscire di casa. Il 5 gennaio i coniugi Tranquillino Di Paolo e Concettina Cianci, nascosti fra le tombe del cimitero furono scoperti e barbaramente uccisi. Il giorno 11, Antonio Mancini fu mitragliato in contrada La Morgia mentre andava a trovare la moglie che, senza nessuna assistenza, aveva partorito qualche giorno prima, nascosta  in una casa rurale. Lo stesso giorno fu trucidato Giovanni Del Duca in contrada San Venanzio. Bastava che ti opponevi ad una razzia di animali oppure venivi per caso intravisto da una pattuglia tedesca ed era la tua fine.

Un giorno di questi l’agricoltore Giustino Teti di Riga fu scoperto da alcuni tedeschi mentre era nascosto nella sua “masseria”. Quella volta non uccisero ma presero tutti gli animali. Grande fu la rabbia per l’ennesimo sopruso. Appena dopo, a piedi, da Riga raggiunse il comando inglese a Roccascalegna. Lui conosceva bene l’inglese perché era stato in America. Al comandante riferì che ogni sera, alla stessa ora, dal suo nascondiglio vedeva passare un reparto tedesco sulla strada Torricella-Fallascoso e gli espose un piano semplice di imboscata per far fuori i tedeschi. Il comandante approvò e dispose che alcuni suoi soldati insieme allo stesso Giustino Teti ed altri patrioti andassero a eseguire l’azione.

Era la sera dell’11 gennaio. Si appostarono in un boschetto vicino alla fornace di Piccone. Ad un certo punto una colonna di una decina di tedeschi con i muli si avvicinò e quando furono a tiro cominciarono a sparare. Durò pochissimo. Non si sentì un grido; in un attimo tutti erano morti. Finito l’agguato, la pattuglia di inglesi e patrioti ripresero la strada per  Roccascalegna. Però le sentinelle che stavano sul Colle dell’Irco avevano sentito qualcosa e lanciarono dei razzi per fare luce.  Si accorsero così che era successo qualcosa e capirono che la loro colonna non dava più segni di vita.

Il giorno dopo organizzarono la vendetta, ma non contro gli inglesi o i partigiani, bensì contro i civili inermi nascosti nelle case e sapevano essere per lo più donne, vecchi e bambini. Circondarono alcune masserie e la scuola rurale e gli diedero fuoco. Gli sfollati che vi erano nascosti uscirono di corsa e cominciarono a fuggire in tutte le direzioni. Urla e grida mischiate fra quelle terrificanti dei tedeschi e quelle di paura dei poveri nostri compaesani. Fu una carneficina che si concluse in breve tempo.

Quel giorno morirono Antonietta Crivelli di 15 anni, il fratellino di 6 mesi, Carmela D’Ulisse, Giuseppe, Rosina e Rosa Porreca, Felicia, Nicola e Nunziato Rossi, Costanza Uggè, Maria Antonia Di Marino ed un bambino di qualche mese.

Roma, 24 gennaio 2009

Guglielmo Coladonato, il famoso pittore, nostro compaesano che vive a Roma, quando ha letto la mia ricerca storica sull’eccidio di Sant’Agata ed in cui avevo accennato di quest’altra strage mi ha chiamato e mi ha detto che voleva parlarmi perché lui era stato un diretto testimone, perché a quell’epoca, ancora dodicenne, era sfollato a Riga Tre Confini.

Qui di seguito riporto la sua testimonianza :

Noi eravamo tutti sfollati, ed eravamo in una casupola. Non so quanto eravamo lontani da quella dove hanno ammazzato tutte quelle persone. Non era molto lontano, sarà stato un chilometro. A un certo momento so venuti questi tedeschi di giorno, sapevamo che era successo qualcosa ma nessuno si azzardava ad andare a vedere, perché ”ta ta tata” ti ammazzo, dove vai? Abbiamo aspettato la notte, allora mio zio Nicola Piccoli, che in seguito è stato decorato con la medaglia d’argento al valor militare come partigiano della Brigata Maiella, Leonardo Piccoli e io, in quanto ero un ragazzino e riuscivo a passare più inosservato perché c’era la neve, c’era la luna, ti devi “strascinà” per terra , “Oh! Ci hanno sparato!” Tu vedevi i buchi dei proiettili che arrivavano in mezzo alla neve. Quindi siamo passati in mezzo a questo fossetto d’acqua. Un freddo de la madonna che non ti dico, piano piano siamo riusciti ad arrivare li, appena arrivati, “madonna mia!” una cosa da non credere. Abbiamo trovato tutti morti per terra, tutti morti. Ad un certo momento mio zio dice “mettiamoli tutti insieme” ed abbiamo cominciato a trascinarli.  Io che ero il più piccolo ho cominciato a prendere i bambini. Piglio questo bambino che avrà avuto così pochi mesi, con la testa nella neve. Se arrivavamo un pò prima quel bambino si poteva salvare perché era morto dal freddo, congelato. C’era la mamma e un’altra bambina piccola. Quando la mamma è stata colpita dalla raffica ed è rimasta per terra la bambina gli è cascata sopra e si è salvata. Quando io la vado a prendere, sta bambina fa “eeeh, eeeh ”. Io dico a zio “ma questa è viva”.  “Ma come è viva”. “Sì, questa è viva”. Allora abbiamo controllato tutti gli altri, se c’erano altri vivi, prendiamo sta bambina ce la mettiamo sulle spalle e la portiamo via, però ci hanno sparato perché c’era la luna e i tedeschi; vedevano le ombre. Così l’abbiamo portata da mia zia che per otto giorni con le pezze calde piano piano l’ha fatta ritornare a vivere.

-Come si chiamava quella bambina?

Non lo so. Non mi ricordo più. Non mi ricordo nemmeno come si chiamava tutta la famiglia. Quello che ti posso dire che dieci giorni dopo o quindici giorni dopo, la chiacchiera si è allargata che avevamo salvato una bambina. Allora  è venuto il padre che non si trovava li ed era l’unico che si era salvato della famiglia e si è presa questa bambina. Il padre disperato piangeva.  Non sapeva come ringraziarci.

Io non ho mai più visto questa bambina, e non si è neanche mai menzionato che noi abbiamo salvato questa bambina. Io ti posso dire che questa bambina mi sta ancora cercando per dirmi grazie. L’ho saputo anche da mio zio: “Guarda che quella ti sta cercando” perché in realtà sono stato io per primo a prendere questa bambina e l’ho presa diciamo così che era viva.

 

Però per sapere di questo fatto qui devi andare dalle persone che vivono in quella casa e che ti sanno dire sta bambina dove si trova.

 

Mi ricordo che i tedeschi ci sparavano di notte e di giorno pure.

Dal cimitero c’era l’appostamento e in cima al Colle dell’Irco. Poi quando andiamo a Torricella ti faccio vedere dove stavano le buche degli appostamenti. Da li come vedevano qualcosa sparavano. Io mi sono beccato una piccola pallottola di striscio nella gamba.

 

Quello che è avvenuto dopo non te lo so dire. Perché noi siamo dovuti andare via da lì perché i tedeschi ci hanno sparato più di una volta verso la porta di questa casa, perché i tedeschi principalmente dal cimitero ci vedevano proprio bene. I colpi arrivavano addosso al muro che era fatto a pietra e vedevi le pallottole per terra schiacciate come fossero state tre lire. Nella casa si dormiva in dieci persone dentro una stanzetta. Stavamo in mezzo ai topi che ti camminavano sopra la notte. Casualmente una sera ci eravamo tolti da quella stanzetta, perché non me lo ricordo. Quelli sparano addosso a sta porta, la pallottola buca la porta va a finì addosso al muro, buca il tramezzo va a finì dall’altra parte ed è andata a bucà la pentola dentro. Se stavi ancora a dormi là ti pigliava in pieno.

Questo l’ho vissuto di persona. Io ho parecchi buchi. Ce ne ho parecchi, sai?  Ho anche un occhio di vetro, lo sapevi?

 

…. Ho tante altre cose da raccontarti….. se vuoi…. n’altra volta

 

Nota: le notizie sulla strage di Riga sono state prese dall’opuscolo “Torricella Peligna 1943-1944 Ricordi di guerra” di Attilio Calabrese edito nel 1976