L’occupatione Di Torricella

                                         Ricordi di Torricella

   

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L’OCCUPAZIONE DI TORRICELLA
(Rastrellamento Degl’uomini)di Joseph Cionni (Peppinucio Cionna)  (chis di Bindet)17 Giugno 2003: Siamo ad una riunione di famiglia a Seacrest Beach, Florida; vicino Panama City. Oggi sta piovendo, gentilmente e piacevolmente; e’ veramente un rilievo dal caldo oppressante dei due giorni scorsi. Qui, la costa e’ chiamata costa smeralda, perche’ il colore dell’acqua lungo la spiaggia e’ verde; la sabbia e’ bianca. Posso dire sinceramente che questa e’ una delle piu’ belle spiagge che ho visitato; o meglio, la piu’ bella.Per parecchi mesi, stavo pensando di scrivere gli avvenimenti del giorno quando I tedeschi occuparono Torricella: 19 Ottobre, 1943.Prima di allora, qualche tedesco veniva in paese in motocicletta e solamente osservava. Poi, due o tre soldati venivano assieme, sempre osservando dalle loro motociclette.Retrospettivamente, io credo che la tattica era una di valutare la popolazione e logistici.La mattina di quell’Ottobre, il tempo era tipico d’Autunno: il sole splendeva brillantemente ed il caldo era confortabile, senza umidita’ (nel futuro, io riferiro’ ad un giorno come questo con la frase “giorno torricellano”)Stavo all’angolo del Corso Umberto e Via Bellini, dove oggi vi e’ un bar, con tavoli e sedie all’aperto; con me, erano Nicola D’Orazio e Antonio Fedele (Antonio era chiamato “il biondo,” perche’ aveva capelli rossi-biondi; Nicola era chiamato semplicemente “D’Orazio”, invece del primo nome). La conversazione era generalmente casuale: donne, cibo, tempo, ecc. Guardando verso la pineta, vedemmo un’autocarro tedesco, il quale fu subito seguito da un’altro, un terzo, un quarto, ed ancora piu’ proseguendo giu’ al corso. Quando il primo autocarro passo’ vicino noi, andando verso San Rocco,, osservammo che dietro al camion vi erano soldati tedeschi, seduti dirinpetto in due file, attrezzati come pronti per combattimento (con elmetti, mani sui fucili o armi automatiche).

Quando il primo autocarro si fermo’, gli altri veicoli si fermavano a una distanza di parecchi metri dal veicolo in fronte. Pareva che I soldati aspettassero un commando. Allora fu il biondo che disse: ” non mi piace quanto vedo, andiamocene in fretta;” cosi’ incominciammo a correre in Via Bellini; io e D’Orazio verso casa mia ed il biondo verso destra per I campi aperti. A quel punto, udivamo colpi di fucili e strilli di donne. Raggiungemmo la casa nostra, dove mia madre e mia nonna ci dissero di nasconderci dietro le grandi botti locate sul pian terreno. La notizia era che i tedeschi stavano prendendo uomini prigionieri per portarli a scavare trincee a nord del paese; quelli che non cooperavano sarebbero uccisi. Difatti, Donato Porreca fu ucciso nel campo sportivo, mentre attentava di scappare. Mio zio, Nicola Palizzi ed il padre di D’Orazio furono presi prigionieri, insieme ad altri uomini, I quali erano seduti nella bottega di calzolaio di mio zio. L’intera operazione fu completata in circa un’ora. Da allora in poi, I tedeschi estabilirono il loro commando in Torricella.

Molti altri soldati arrivarono con I loro veicoli pieni di provviste, veicoli armati, cannoni mobili e carri armati ( io contai almeno sei carri armati “tigri”, posti sulle vie strette per non essere visibili dagli aerei). I soldati occuparono prima gli edifici pubblici e dopo incominciarono ad espellare persone dalle loro case. L’occupazione era completa.

I tedeschi restarono in Torricella fino a Maggio del 1944; il paese fu la loro fortezza per l’Inverno.

EPILOGO

Quando prigioniero, mio zio fu ferito ad un piede durante un bombardamento aereo dagli Inglesi; lui riusci’ a ritornare al paese, sebbene camminando con tanta difficolta’, e ricovero’; cosi’ sopravvisse l’episodio.

Verso la fine del decennio 1990, durante una visita a Torricella, io e D’Orazio eravamo all’angolo di Via Bellini ed il Corso, discutendo I mercati finanziari. Dal bar usci’ il biondo, il quale, dopo alcuni commenti generali, disse a noi: ” ricordate piu’ di cinquant’anni fa ad Ottobre?” Rimanemmo muti. Pensa che noi tre eravamo allo stesso posto quando i tedeschi arrivarono. Ringraziammo Iddio per la nostra buona fortuna. Il biondo racconto’ che quando lui scappava verso I campi aperti, un soldato tedesco gli sparo’ parecchie volte senza colpirlo; finalmente il soldato inciampo’ in un filo di ferro spinato e cadde; quando si rialzo’ il biondo era fuori tiro e salvo.

Un Ricordo della Gente della Piccola Torre

Dan Fante

Grazie, Joe, per le tue reminiscenze del 1943 così ben narrate. Mi hanno molto commosso.

Mentre leggevo, nella mia testa riuscivo a vedere la strada ed il bar. Anche io ho sostato lì tante volte. Potevo vedere i camion Tedeschi procedere rumorosamente su per la via. Potevo sentire il freddo asciutto di quella giornata d’autunno.

Avendo visitato i cimiteri di guerra, sostando sulla collina a contare le tombe fin dove arriva l’occhio, il mio cuore, ancora una volta, ora è pieno d’orgoglio per la gente della Piccola Torre.

Ho incontrato e parlato con alcuni dei pochi sopravvissuti di quei tempi. Buona gente che dovette battersi contro la brutalità e l’insulto dell’invasione delle proprie case e della propria intimità. Una di loro, non ricordo esattamente chi fosse, dopo avermi raccontato di come la sua casa fosse stata occupata per mesi, ridacchiò e disse: “I Tedeschi non avevano un minimo di buon senso.  Fecero saltare tutto in aria.”

Veramente NON tutto. La mia bellissima Piccola Torre si staglia ancora orgogliosamente in cima alla collina. E nel mio cuore è come se mio padre, mio nonno ed io percorressimo le sue strade. Quando sono a Torricella mi sento come a casa mia, ed è il mio paese preferito fra quelli di tutto il mondo.

Cari saluti,

Dan Fante

 

Traduzione – Carlo Liberati