XL Commemoratione Della Brigata Maiella

 

 

 

Commemorazione della Brigata Maiella

13 luglio 2008 by Antonio Piccoli

C’erano in tanti domenica a Torricella in occasione della commemorazione della Brigata Maiella. Una ventina di sindaci della zona con i gonfaloni, gli alpini di Torricella e Montenero che cantavano “Bella Ciao” insieme alla banda musicale di Gessopalena e poi l’ex Presidente del Senato Franco Marini, il presidente della Provincia Coletti, l’On. Tenaglia , ministro ombra della giustizia, il consigliere regionale Dott.ssa La Morgia, il segretario della Fondazione della Brigata Maiella Di Cosmo, altri onorevoli, il sindaco e tanti torricellani.

La manifestazione è stata fortemente voluta da questa amministrazione, e tutti, durante i discorsi, glie ne hanno dato merito, a partire dal figlio di Ettore Troilo, Carlo, che ha sottolineato la mancanza in tutti questi anni di un alto riconoscimento di Torricella alla Brigata Maiella.

Era grave. Troppi anni erano passati. In altre parti gli era stata dato già da tempo grande merito e onore e non era logico che Torricella, che ha dato i natali a Ettore Troilo il comandante, dove si è costituito il primo nucleo di combattenti, che ha subito tante vittime e che nel contempo ha ricevuto il più alto numero di onorificenze date alla Brigata Maiella , ben cinque medaglie d’argento su quindici, non si fosse mai organizzata una cerimonia commemorativa di questo livello. Anzi, c’è stato quasi un tentativo di “insabbiamento”.

Finalmente, con una grande manifestazione, con due grandi lapidi affisse sull’edificio della caserma dei carabinieri, nel luogo dove Ettore sfuggi alla retata delle SS, una che ripercorre la vita e la figura del Comandante e l’atra che elenca i caduti torricellani della Brigata Maiella, Torricella ha lavato questa macchia. La scusa era che Troilo il 13 di luglio avrebbe compiuto 110 anni, la verità era invece che c’era il desiderio di riempire al più presto questo vuoto.

Sono passati 65 anni da quell’incredibile inverno, fra il ‘43 e il ‘44, quando i torricellani dovettero sfollare dal paese perché i tedeschi la stavano mettendo a ferro e fuoco. Ettore Troilo si mise a capo di un manipolo di uomini con l’unico fine di liberare i territori occupati dai nazifascisti che razziavano tutto e passavano per le armi chiunque si opponesse o nascondeva gli animali oppure dava rifugio ai partigiani. Ma non era facile combattere da soli, era un periodo difficile, nessuno aveva più fiducia degli italiani, quindi bisognava farsi accettare dagli alleati inglesi. Passarono quasi due mesi di dinieghi e anticamere fino a che Ettore Troilo ebbe dal Maggiore Wigram, comandante degli alleati a Casoli, il nulla osta per poter combattere accanto a loro sotto il loro comando. E li nacque la formazione partigiana della Brigata Maiella. Con il diffondersi della notizia subito ci furono 350 nuove reclute che non aspettavano altro pur di combattere contro gli invasori. E da gennaio del ‘44 a giugno del ‘45 furono cruenti battaglie a partire da Pizzoferrato, lunghe marcie a piedi, liberazioni di tanti paesi e città da Sulmona sino a Bologna, gesta eroiche che portarono la Brigata Maiella a essere onorata, unica formazione partigiana, con la Medaglia d’oro al valor militare, e la sua bandiera oggi è nel salone delle bandiere al Vittoriano di Roma.

Ma dopo il ‘45, anno della onorificenza, passarono altri 18 anni affinché la bandiera del “Gruppo Patrioti della Maiella” fosse decorata con la medaglia d’oro. Anche lì l’opera certosina e pressante dell’avvocato Troilo riuscì nell’impresa, contro le reticenze politiche che si rivelarono essere molto più difficoltose delle numerose battaglie sul campo.

Come ha ricordato Patrizia Salvatore, che il giorno dopo doveva discutere la tesi con argomento “Le donne e Brigata Maiella”, Ettore a 18 anni andò a studiare a Milano e lì frequentò i grandi uomini del socialismo italiano fra cui Turati e Giacomo Matteotti, di cui fu il segretario particolare, quindi passò tutto il ventennio a lottare contro i fascisti in modo aperto e fiero. Quando, dopo l’8 settembre del ‘43 , la guerra si spostò nell’Italia centrale con i tedeschi che realizzarono una linea di difesa, la linea Gustav, che univa Ortona a Montecassino, allora anche Torricella si trovò proprio sul “Fronte” e Ettore fece la scelta di combattere per costruire un’Italia migliore e libera.

Il 5 dicembre del ‘43 uscì dalla campagna torricellana, dove si teneva nascosto per sfuggire ai tedeschi ed ai fascisti, e insieme a 15 uomini si recò a Casoli per convincere gli alleati ad intervenire subito su Torricella prima che arrivassero i tedeschi a distruggerla, mettendo a disposizione i suoi ragazzi per riparare la strada fra Torricella e Gessopalena e permettere alle truppe motorizzate neozelandesi di conquistare Torricella prima dei tedeschi. Ma niente, non si fidavano: poteva essere un’imboscata ordita da collaborazionisti dei tedeschi. Ad un certo punto sembrava che era fatta, si erano convinti. Fu allestito un plotone per Torricella con due camion e Troilo insieme a loro, ma all’improvviso ricevettero un contrordine e dovettero spostarsi in un’altra zona. Un disastro. Purtroppo la previsione era giusta, dopo qualche ora si cominciarono a sentire i boati delle mine provenienti proprio da Torricella e quello fu l’inizio della distruzione del nostro paese e delle numerose morti civili.

Nei giorni seguenti ci furono interrogatori e incomprensioni, ma quando un capitano inglese durante una discussione definì gli italiani “ladri”, Troilo reagì offendendo pesantemente l’inglese, non curante del rischio di essere cacciato via e compromettere tutto il lavoro svolto fin lì. A quel punto però ci fu la svolta, il capitano, accertatosi con quelle parole pesanti della buona fede di Troilo e compagni, gli rivolse delle scuse e diede inizio così alla collaborazione fra i partigiani e l’esercito alleato.

Certo è lungo ed appassionante raccontare le gesta e l’epoca dei fatti. Patrizia ci ha provato e l’ha fatto molto bene. Alla conclusione del suo intervento ci ha fatto anche piangere, quando ha esortato i presenti a rispondere “PRESENTE” all’appello dei sette caduti elencati sulla lapide ed al nome di Ettore Troilo.

Gli altri interventi dal palco hanno toccato vari aspetti della storia e significato della guerra partigiana in Abruzzo. Mi piace rimarcare che tutti hanno sottolineato che sulla lapide, accanto ai nomi dei caduti, è stato messo anche la professione del partigiano: garzone, sarto, contadino. Questo dava il senso di questa guerra di libertà che veniva dal popolo e non da gerarchie militari. Mi ha colpito inoltre la frase di Marini quando oltre a ricordare che la Brigata Maiella è stata la più grande esperienza di guerra partigiana dell’Italia Centrale, ha detto e che la “ragione” della guerra non l’aveva nessuno, ma solo i partigiani.

Durante la cerimonia un pensiero, mio, personale, è andato ad Antonio Manzi, ufficiale della Brigata Maiella, grande presidente dell’associazione Amici di Torricella ma anche grande animatore e organizzatore delle manifestazioni e ricorrenze della formazione partigiana. Sarebbe stato bello che in questo giorno particolare, denso di significati, li sul palco ci fosse stato anche lui.

Dopo la cerimonia, nel ripartire per Roma, è stato doveroso per me andare al cimitero e portare un saluto sia ad Antonio Manzi e sia a mio padre che fu fra i primi ad aderire alla Brigata e che nella battaglia di Pizzoferrato fu fatto prigioniero dai tedeschi.

Un’ultima cosa, a Torricella vive Franchino Teti, uno dei superstiti di Pizzoferrato, anche lui fu fatto prigioniero ma non riuscì a fuggire dalla prigione di Teramo, come riuscì a mio padre. Franchino purtroppo fu preso durante la fuga e fu trasportato, prima a piedi sino a Mantova e poi su una tradotta in Germania. Subendo dagli aguzzini tedeschi angherie e carognate.

Sarebbe interessante quest’estate organizzare una escursione a Pizzoferrato e farci raccontare da lui, sul posto, ciò che è avvenuto la notte del 3 febbraio del ‘44. Io già l’ho vissuta quest’esperienza, e, state certi, è emozionante. Da brividi.

Antonio Piccoli

N.B.

Se volete saperne di più su questa specifica guerra di liberazione, vi consiglio di leggere “I Banditi della Libertà” di Marco Patricelli, edizioni UTET – 2005. Molto denso di notizie, luoghi di battaglie, geopolitica e storia. Vale la pena. Non si può non sapere, non si può dimenticare.

 

The Monument of Victor Emmanuel II

English Translation courtesy of Dr. Marion Apley Porreca
Photos courtesy of Angela Di Berardino

Franchino Teti, Torricellan and a partisan at the battle of Pizzoferrato; Nicola Troilo, oldest son of Ettore Troilo; Vincenzo Tirone, Ubaldo Grossi and Ennio Pantaleo, partisans from Sulmona.  Ennio Pantaleo wrote “Avevo solo quattordici anni” (2007 – “I Was Only 14 Years Old”), the story of the youngest Italian partisan, who lied about his age in order to join the Maiella Brigade.  Nicola Troilo, on the other hand, wrote the book “Brigata Majella” (1967), the first complete history of the Maiella Brigade.  As an adolescent, Nicola followed his father on his long partisan adventure.  Unfortunately, the book has not been republished.

English Translation courtesy of Dr. Marion Apley Porreca
Photos courtesy of Angela Di Berardino

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